Giornata internazionale del volontariato 2022

 

Il 5 dicembre è la giornata scelta dalle Nazioni Unite per celebrare ogni anno la Giornata internazionale del volontario per lo sviluppo economico e sociale.  con lo scopo di riconoscere il lavoro, il tempo e la capacità dei volontari di tutto il mondo ed aumentare la consapevolezza dell’importante contributo apportato dalle attività volontaristiche nel tessuto sociale, sia nazionale che non. 

Quest’anno, in particolare, il tema scelto è “Solidarietà attraverso il volontariato”: secondo l’UNV (Volontari delle Nazioni Unite), che coordina la ricorrenza fin dalla sua nascita, “questa non è un’era in cui stare da soli, ma insieme, come uno, solidali gli uni con gli altri”, come la pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina stanno dimostrando. Ad esprimere la sua personale ammirazione nei confronti dei volontari è stato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha parlato di un “valore inestimabile” per la società e per le istituzioni del Paese:
Il volontariato rappresenta un valore inestimabile, espressione della solidarietà basata sulla consapevolezza di un destino comune a tutta l’umanità – ha dichiarato -. Nelle sue diverse esperienze contribuisce alla coesione di ogni società e rappresenta un veicolo prezioso per la comprensione e la cooperazione internazionale. Offrire soccorso a chi è in difficoltà con altruismo e abnegazione genera comunità inclusive, robuste, fondate sulla tutela dei diritti fondamentali. L’ampia e spontanea mobilitazione in aiuto delle comunità colpite da eventi calamitosi ne è testimonianza. Il volontariato costituisce, altresì, una risorsa preziosa per le istituzioni che, con la valorizzazione della partecipazione della società civile, possono adottare misure più efficaci e vicine ai bisogni e alle attese delle persone. Le Nazioni Unite esortano gli Stati membri a coinvolgere maggiormente i volontari nell’affrontare le emergenze e le nuove necessità collettive globali, tra le quali spicca il contrasto ai cambiamenti climatici e il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. In questa Giornata, esprimo a coloro che offrono la loro opera il profondo senso di gratitudine della Repubblica.

La situazione in Italia e in Europa

In Europa le attività non profit sono in continua crescita.

Secondo i dati riportati da  Salamon e Sokolowski nella loro ricerca sul terzo settore europeo del 2018, sono 29,1 milioni le persone che operano nel settore, il 55% dei quali a titolo gratuito, il che significa che oltre 16 milioni di persone in tutto il continente portano avanti attività di sostegno a favore della comunità senza chiedere alcuna retribuzione. Di questi, 7 milioni danno il proprio contributo attraverso le attività organizzate da enti del terzo settore (volontariato formale), mentre i restanti 9 milioni sostengono comunità, amici o familiari in modo diretto e informale.

 Si pensi che solo in Italia, stando alle ultime rilevazioni dell’Istat, aggiornate a dicembre 2020, erano oltre 360mila, con un totale di 870mila dipendenti e una distribuzione territoriale concentrata soprattutto nel Nord del Paese, dove è attivo oltre il 50% delle organizzazioni, nonostante, dal 2018, i numeri siano in crescita anche nel Mezzogiorno.

La concentrazione territoriale emerge anche prendendo in considerazione il numero di dipendenti: il 57,2% è occupato nelle regioni del Nord rispetto al 20,0% che lavora nelle istituzioni non profit del Mezzogiorno (Sud e isole). Va detto comunque che l’85,7% delle istituzioni non profit opera senza dipendenti, mentre la quota di istituzioni con almeno 10 dipendenti è pari solo al 3,7%.

 Le attività svolte rientrano nei più svariati ambiti, dai settori più tradizionali come l’assistenza sociale, la protezione civile e la sanità, fino alla cooperazione internazionale. Numeri alti e destinati ad aumentare, indice di un interesse crescente, da parte della popolazione, nei confronti delle attività volontaristiche che, soprattutto in tempi di emergenza, risultano fondamentali.

Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, ha messo in rilievo, con la EU-SILC ad-hoc module del 2015, come la propensione a fare volontariato sia strettamente legata al livello di istruzione: più è alto e più forte è la tendenza a svolgere attività di volontariato formale. Per esempio, tra i cittadini con istruzione secondaria o universitaria il 28,4% fa volontariato, mentre la percentuale scende all’11,5% tra coloro che hanno un’istruzione primaria.
Anche l’età incide sul fenomeno: la fascia dai 65 ai 74 anni è quella che rappresenta le persone con maggiore propensione a svolgere attività di volontariato sia formale (21,3%) che informale (23,9%). Tra i giovani dai 16 ai 24 anni, il 20,6% si impegna in volontariato formale e il 22,5% in volontariato informale, mentre nella fascia di età adulta tra i 25 e i 64 anni, il 19,5% è impegnato nel formale e il 23,3% nell’informale.

A fare volontariato sono soprattutto le donne, 55,4% impegnate maggiormente in attività di volontariato informale (spesso con la famiglia), mentre gli uomini (44,6%) sono più attivi nel volontariato formale e organizzato.

In generale, sempre secondo i dati Eurostat, la maggiore propensione alle attività di volontariato si riscontra nei paesi del Nord Europa: Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia e Svezia.